Il tarallo ré dei comfort food
- Vincenzo Campanale
- 21 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 ott 2020
Buongiorno amici, cosa c'è di più iconico, di più buono, di più "gioviale" che mangiare un tarallo insieme ad un amico, alla propria ragazza, o con gli amici, insomma il tarallo fa parte dei comfort food più buoni ed iconici della Puglia.
Senza contare che nella cucina viene usato come aperitivo, come farcia, come panatura, insomma un vero mondo si apre con questo snack.
Ci sono tante varianti, dalle farine utilizzate, le più svariate, all'aggiunta di ingredienti per creare delle "chicche" culinarie, come la pancetta, il pomodoro secco, il vino rosso, tanti altri.

CENNI STORICI:
La storia dei taralli, infatti, è una ricetta antica e di origine povera che, secondo la leggenda, è nata proprio dalla necessità di una mamma di sfamare il proprio figlio in periodo di carestia. Le fonti ci portano nel XV secolo ed all'epoca, un po' come oggi, nelle dispense pugliesi non mancavano mai la farina, l'olio ed il vino. Ed è proprio con questi tre soli ingredienti che questa mamma premurosa ha impastato i primi taralli della storia. Ben presto questo espediente fece il giro della regione ed in tanti cominciarono a preparare questi anellini deliziosi non soltanto nei periodi di stenti. Ed anzi, ben presto, la ricetta si arricchì di ulteriori ingredienti saporiti che spaziavano dai classici semi di finocchio, alle olive, sino al peperoncino e a tutto ciò che la fantasia potesse suggerire.
Non è semplice ricostruire le origini del nome dei taralli. L'analisi dell'etimologia ha condotto a diverse interpretazioni. E se c'è chi dice che il termini derivi dal latino “torrere” che significa abbrustolire, altrettanti studi hanno ricollegato il sostantivo all'unione del termine italico “tar” con quello franco “danal” che si riferiva al tipico pane arrotolato d'oltralpe. Molti chiamano in causa la lingua francese con il termine “toral” (essiccatoio) mentre le interpretazioni più accreditate riportano al termine greco “daratos” utilizzato per prodotti simili al pane. Qualunque sia la reale origine del nome, il tarallo in tutte le sue più deliziose varianti compare nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) di numerose regioni italiane del centro-sud tra cui, naturalmente, la Puglia che, nel suo elenco, annovera ben quattro versioni di questa croccante delizia (i taralli semplici, quelli all'uovo, quelli al vino e quelli dell'Immacolata).

INGREDIENTI PER 30 TARALLI CIRCA:
500 g di farina tipo 1, 120 ml di vino rosso (negramaro, primitivo), 15 g di sale, 180 g di olio evo, semi di finocchio (facoltativi) nella mia ricetta ho aggiunto anche il pepe nero (io amo)
PROCEDIMENTO:
Su una spianatoia o un contenitore capiente, versiamo la farina a fontana, mischiamo il sale nel vino, cominciamo a lavorare versando pian piano nella farina, successivamente aggiungiamo anche l'olio (anche gli altri ingredienti tipo il pepe), lavoriamo per un 20 minuti fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Avvolgiamo l'impasto nella pellicola, lasciamo riposare per 1 ora.
Dopodiché facciamo riscaldare dell'acqua in un tegame capiente che ci servirà per bollire i taralli, nel frattempo prendiamo l'impasto, facciamo dei piccoli pezzi creiamo dei filoncini che taglieremo in base alla grandezza del tarallo desiderato, una volta fatti tutti i taralli, li lasciamo riposare per altri 30 minuti (per favorire la forma la superficie liscia lucida), ora possiamo bollire i taralli, una decina per volta, appena salgono a galla li togliamo dall'acqua li adagiamo in una teglia con un canovaccio pulito. Mentre bolliamo i taralli, riscaldiamo già il forno a 190 gradi, una volta cucinati tutti i taralli, asciutti sul canovaccio, li spostiamo in teglia foderata di carta forno, li cuciniamo per 5/6 minuti fino a completa doratura.
Ed ora sbizzarritevi con tutte le varianti che volete, aggiungendo del rosmarino, sale di Maldon, olive nere, acciughe, insomma divertitevi in cucina, con la ricetta del vostro chef.
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